Oltre un secolo fa nasceva uno dei maestri della pittura controcorrente novecentesca. Tra afflato internazionale e radici italiane, Osvaldo Licini è stato un grande esempio di innovazione in ogni periodo artistico da lui sperimentato.
Il 22 marzo 1894 veniva al mondo Osvaldo Licini, nel cuore della provincia ascolana. Un marchigiano doc, che però è divenuto cittadino del mondo. Licini ha saputo cavalcare e precorrere i tempi, in un contesto italiano dominato da spinte altalenanti tra la sperimentazione delle Avanguardie e il ritorno all’ordine del Novecento.
Capace di destreggiarsi tra epoche creative anche contraddittorie, sempre mantenendo la propria autonomia, Licini ha conferito ai suoi lavori pittorici tutta la forza di uno stile maturato negli anni. Coinvolto nel Futurismo d’inizio secolo senza mai aderirvi del tutto, l’artista saprà appassionarsi alla figurazione di paesaggi e vivissime nature morte nell’arco degli Anni Venti per poi esplodere in un astrattismo dalle geometrie calde e intense, che lo hanno reso celebre.
Ma non finisce qui e la sperimentazione di Licini procede verso rappresentazioni quasi oniriche, visionarie, frutto di una fantasia insaziabile e di una vita fatta anche di viaggi – intrapresi fin da giovane – tra l’Italia, Parigi e il nord Europa.
Sul finire degli anni Quaranta compaiono le Amalassunte, accenni figurativi a entità femminili, quasi divine, che si librano nel cielo, imitando la luna. I colori di questa serie pittorica continuano a stupire e a ispirare rassegne e mostre, come il recente dialogo messo in scena ad Ascoli Piceno, lo scorso anno, tra le Amalassunte di Licini e il lavoro di dieci artisti contemporanei, in una mostra a cura di Christian Caliandro.
[Immagine d’apertura: Osvaldo Licini, Arcangelo (particolare), 1919, Olio su tela, 44 x 51 cm. Courtesy: Galleria d’Arte Contemporanea “Osvaldo Licini”, Ascoli Piceno