Fino al 28 giugno, in mostra a Conegliano le opere dell'ultimo periodo del pittore veneto, in un decennio critico per la sua arte e tutta la cultura del Rinascimento italiano.
A Conegliano, in quello stesso Palazzo Sarcinelli che già ha ospitato una prima mostra curata da Giandomenico Romanelli e dedicata al Cinquecento Veneto, fino al 28 giugno sarà possibile visitare l’esposizione Carpaccio. Vittore e Benedetto da Venezia all’Istria.
Rispetto alla prima rassegna, questo secondo capitolo – di un’affascinante indagine sull’arte rinascimentale in Veneto – si concentra su uno specifico decennio, dal 1515 al 1525, che rappresentano gli ultimi anni di attività di Vittore Carpaccio.
Un pittore che, fino a quel punto della sua carriera, aveva saputo dar forma ed estetica alle esigenze di auto-celebrazione dei borghesi veneziani, dai mercanti ai pubblici funzionari: ne documentava la città lagunare con estrema perizia, sospendendo però l’azione del tempo al fine di darne una visione ideale, di una Venezia immutata nella sua bellezza come nella perfetta organizzazione interna.
Proprio a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento, però, il delicato equilibrio tra realismo e utopia si spezza. I rivolgimenti sociali sono così rapidi che ne viene investita anche l’arte, portando all’affermazione di pittori più concitati e drammatici come Tiziano, Lorenzo Lotto e Sebastiano del Piombo.
Anche Vittore Carpaccio farà allora i conti con la nuova realtà, stressando il suo stile già maturo al fine di esplorarne tutte le potenzialità. Il suo sarà un viaggio interiore e non soltanto: grazie alla mostra, sarà possibile seguire il percorso dell’artista (e di suo figlio Benedetto, a sua volta grande pittore) verso il confine orientale della Repubblica, verso l’Istria e i venti della Riforma che già hanno preso a soffiare.