Tra le tante esposizioni organizzate in laguna durante i mesi della Biennale di Venezia, quella intitolata a Peter Doig merita una menzione speciale. Si tratta della prima, straordinaria personale dell’artista in Italia.
Palazzetto Tito, storico edificio veneziano dove ha una sua sede la Fondazione Bevilacqua La Masa, ospita in questi giorni la mostra Peter Doig, dedicata al famoso artista originario di Edimburgo. Fino al 4 ottobre, le affascinanti sale del palazzo faranno da sfondo a un’esposizione che esalta l’originale stile pittorico di Doig.
Le 14 opere esposte, sei delle quali di grande formato, sono inedite e prodotte negli ultimi tre anni. In linea con il desiderio, espresso tempo fa dall’artista, di esporre negli ambienti di Palazzetto Tito, la mostra evidenzia uno stretto rapporto di intimità tra i dipinti di Doig e le sale che li accolgono, garantito da un allestimento che, senza modificare lo spazio, lascia parlare le opere.
Curata da Milovan Farronato e Angela Vettese, la rassegna veneziana punta l’attenzione sul processo creativo di Peter Doig, capace di tradurre su tela o carta incredibili suggestioni oniriche. Partendo da bozzetti a matita, gessetto o pennello, l’artista passa a eseguire diverse versioni del quadro, di piccole o grandi dimensioni, sciogliendo il colore in solventi diversi che ne aumentano l’intensità.
I soggetti dei dipinti partono da una rappresentazione realistica , essendo spesso tratti da fotografie e osservazioni del reale, ma anche dall’esempio dei maestri come Francisco Goya e Giorgio de Chirico.
I temi presenti in mostra testimoniano come poi intervenga un processo di continua rielaborazione pittorica: un pescatore con fiocina, un leone, un corpo nudo di donna e un cavaliere sono ottenuti grazie a una serie di sovrapposizioni pittoriche e cancellazioni che sfociano in un voluto non-finito, emulando l’evolversi dei processi mentali.