9 Maggio 2015
Dopo un restauro durato circa dieci anni, i nuovi spazi della storica istituzione di Venezia si aprono all’arte contemporanea, con un ospite d’eccezione.
Nel corso dei frenetici giorni della 56. Biennale d’Arte, Venezia ha fatto da sfondo a un altro straordinario evento. Le sale delle Gallerie dell’Accademia hanno aperto le porte alla contemporaneità con una mostra memorabile. Mario Merz – Città irreale presenterà al pubblico, fino a 20 settembre, l’opera di uno dei più celebri esponenti dell’Arte povera italiana.
Rinnovate dopo un laborioso restauro durato oltre dieci anni, le Gallerie veneziane, da sempre polo espositivo dell’arte antica e moderna, diventano un punto di riferimento anche per la produzione artistica più recente.
L’esposizione dedicata a Mario Merz è la prima realizzata da un’istituzione pubblica italiana dalla scomparsa dell’artista e dall’imponente retrospettiva a lui dedicata da Castello di Rivoli, GAM e Fondazione Merz nel 2005.
L’intento del curatore, Bartolomeo Pietromarchi, è quello di mettere in luce le tematiche ricorrenti nella poetica di Merz, relazionandole agli ambienti che le ospitano.
Lo spazio è proprio uno dei concetti indagati dall’artista, in tutte le sue declinazioni: habitat, spazio abitato, oggetto quotidiano, luogo collettivo, naturale o artificiale. Le installazioni di Merz polverizzano i confini tra natura e artificio, tra organicità e richiami industriali, accogliendo tutte le sfaccettature del presente.
Il neon, impiegato fin dalla metà degli anni Sessanta, è uno strumento che attesta l’incredibile attualità di Mario Merz, personalità quanto mai adatta a inaugurare la stagione contemporanea delle nuove Gallerie dell’Accademia, in linea con l’apertura di Venezia agli slanci artistici contemporanei.
[Immagine d’apertura: MarioMerz, Spirale di cera, 1970-1981]