Roma dedica alla tradizione artistica e culturale belga una grandiosa rassegna. Dal Novecento ad oggi, al MACRO un omaggio alla creatività di un Paese antico.
Il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma fa da sfondo a una mostra originale, che racconta la storia – e l’identità – di un popolo attraverso la sua marcata impronta artistica. I Belgi, barbari e poeti, a cura di Antonio Nardone, porta nella capitale, fino al 13 settembre, una panoramica sulle varie anime di cui è composta appunto la nazione belga.
Attraverso le opere dei maggiori artisti belgi, attivi dal Novecento al XXI secolo, l’esposizione mette in evidenza lo stile iconoclasta, ironico e poetico che contraddistingue il popolo belga.
Ispirandosi fin dal titolo al passo tratto dal De Bello Gallico di Giulio Cesare “Horum omnium fortissimi sunt Belgae” (Di tutti, i Belgi sono i più coraggiosi), la rassegna sottolinea il millenario legame tra il Belgio e Roma e il carattere intrepido della popolazione nordica.
Barbaro diventa allora sinonimo di coraggioso e, rapportato alla storia artistica recente, anche di anticonvenzionale, pur accompagnato da una buona dose di poeticità. Ecco dunque che la prima delle due sezioni in cui è suddivisa la mostra testimonia il legame di continuità tra l’accezione di “barbaro” e quella di “poeta” grazie alla produzione artistica di giganti novecenteschi come James Ensor, René Magritte, Paul Delvaux, Marcel Broodthaers, Constant Permeke, portatori di uno sguardo sulla realtà ironico e originale, tipicamente belga.
La stessa coraggiosa intraprendenza si ritrova nelle opere degli artisti contemporanei che animano la seconda parte della rassegna. Panamarenko, Messieurs Delmotte, Jan Fabre, Pascal Bernier rinnovano la tradizionale attitudine a raffigurare il presente con sagacia e disincanto, confermando un approccio alla realtà che valica i confini del tempo.