La fotografa argentina Mariela Sancari immagina il volto di suo padre oggi, anche se lui è scomparso da molti anni. L'obiettivo diventa allora il mezzo per riappacificarsi con quel vuoto e consolare un dolore ancora vivo.
Un uomo anziano sui settant’anni, con i capelli brizzolati, le labbra sottili, gli occhi azzurri, intensi, un po’ tristi. La fotografa argentina Mariela Sancari lo immagina così, quel padre suicida che perse quando lei aveva appena 14 anni. Una mancanza che l’ha segnata nel profondo, tanto da portarla a usare il suo obiettivo per riappacificarsi con quel vuoto e consolare un dolore ancora vivo.
L’artista ha così cominciato a costruire il ritratto del padre che le è stato negato, fotografando decine di sconosciuti che nel suo immaginario assomiglierebbero al genitore, se oggi fosse ancora vivo. I soggetti indossano un vecchio maglione appartenuto al defunto e, in alcuni scatti, Mariela Sancari posa con loro in atteggiamenti affettuosi o semplicemente stando sullo sfondo, come a voler ricercare una traccia di quel rapporto interrotto così brutalmente.
Ora la serie di ritratti dal titolo Moisés – questo il nome del padre – diventerà un libro fotografico della casa editrice La Fabrica. Le fotografie, inoltre, resteranno esposte al Centro de Arte Alcobendas a Madrid sino al 27 giugno.