Il governo di Pechino ha restituito il passaporto all'artista dissidente Ai Weiwei. Il divieto di espatrio vigeva dal 2011, quando l’artista cinese era stato arrestato per via del suo operato in opposizione all'establishment, anche se gli era stata mossa l'accusa ufficiale di evasione fiscale.
Ai Weiwei è di nuovo libero di varcare i confini della Cina. Il 22 luglio l’artista cinese, dissidente, attivista e milite della libertà di parola, di pensiero e di azione, ha annunciato la restituzione del suo passaporto con un selfie sul suo profilo Instagram.
Il governo di Pechino lo aveva arrestato in aeroporto nel 2011, senza alcuna imputazione ufficiale, mentre era diretto a Hong Kong. Da allora, erano trascorsi ben 81 giorni di silenzio attorno alla sua sorte, durante i quali il mondo – dell’arte e non – si era mobilitato in sua difesa. Poi sono seguiti gli arresti domiciliari, con l’accusa ufficiale di evasione fiscale e il divieto di parlare con i media e di esprimersi attraverso i social.
L’artista ha dichiarato che il suo primo viaggio sarà in Germania, dal figlio di 6 anni. La tappa successiva sarà con molta probabilità Londra, dove la Royal Academy of Arts sta allestendo per settembre una grandiosa mostra sul suo lavoro, per la quale è stata lanciata anche una campagna online di crowdfunding.
L’obiettivo è di raccogliere i fondi necessari per trasferire dalla Cina Tree, un’installazione di vecchi alberi provenienti dal sud del paese natale dell’artista, a cui Ai Weiwei ha iniziato a lavorare dal 2009.
[Immagine in apertura: Ai Weiwei, Dropping a Han Dynasty Urn, dettaglio, 1995, courtesy Smithsonian’s Hirshhorn Museum]