Letture per l’estate: sulle tracce di Bach

2 Agosto 2015

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Per leggere il saggio di Eric Siblin, non dovrete procurarvi soltanto il suo libro. Perché lo stesso titolo del volume è inequivocabile: si parla de Le Suites per violoncello di Johann Sebastian Bach, ripercorrendone le vicende man mano che lo stesso autore approfondisce la conoscenza del soggetto. Probabilmente sta proprio in questo, il fascino di questo libro; più che una dissertazione tecnica sui meriti dei sei componimenti, il critico pop parte dalla musica per raccontare di vita vissuta. O, meglio, per dimostrare – se ce ne fosse ancora bisogno – come persino uno spartito di musica classica ha la sua ragion d’essere nella vita; del compositore, come pure dei suo maggiori interpreti e persino di un occasionale ascoltatore.

I tre distinti ruoli si ritrovano nel libro in altrettante persone.
Da una parte, Siblin segue Bach nei suoi vari incarichi professionali e nelle relative residenze, passando con lui dalla corte del principe Leopoldo a Cöthen – dove ebbe modo di comporre le Suites per violoncello solo, una scelta alquanto insolita per il Settecento che non teneva in gran considerazione questo strumento – fino a Lipsia, dove il ruolo di Cantor procurò al Maestro, in egual misura, condizioni di vita stabili e impegni poco allettanti.
L’interprete è invece colui che per primo scoprì – e forse interpretò al meglio – le Suites di Bach nel Novecento, riscattandole da un oblio di due secoli e anzi facendo di queste opere il massimo esempio di componimento virtuosistico per il violoncello.
Al mistero dell’origine delle Suites di cui non si conosce lo spartito autografo – e neppure lo strumento per il quale gli ultimi brani erano concepiti, a dire il vero – si accosta così la romantica storia della loro riscoperta da parte di Pau ‘Pablo’ Casals, che a 13 anni si ritrova per le mani un’edizione usata delle opere e inizia a studiarle ossessivamente, arrivando a darne la prima esecuzione pubblica soltanto a 48 anni.

Il triangolo su cui si basa ogni opera musicale, quell’indispensabile relazione tra creatore, musicista esecutore e pubblico, si chiude con l’intervento nel libro dello stesso Siblin, che narra in prima persona del suo colpo di fulmine estetico, avvenuto nel corso di un concerto a cui partecipa senza una particolare intenzione. L’ascolto delle Suites avrà invece conseguenze ben superiori all’aspettativa di passare una serata piacevole, portando il critico pop a reinventarsi studioso di musica classica… e persino dello stesso violoncello, pur di apprezzare appieno quest’opera dalla storia avventurosa.