Fino al 13 agosto lo Spazio Lavì! di Sarnano, in provincia di Macerata, ospita una serie di fotografie di Nino Migliori incentrate sullo Zooforo di Benedetto Antelami, indagato a lume di candela...
Nel 1265, esattamente 750 anni fa, nelle Marche sorgeva il borgo medievale di Sarnano. Proprio la cittadina del maceratese ospita quest’estate – fino al 13 agosto – una mostra fotografica che esplora un’opera scultorea tra le più rilevanti dell’arte duecentesca: lo Zooforo, un’incredibile serie di 75 formelle a bassorilievo scolpite da Benedetto Antelami e la sua bottega per il Battistero di Parma.
Il felice connubio tra città e soggetto della mostra è ulteriormente rinsaldato dalla particolare scelta operata dal fotografo – il celebre Nino Migliori – nell’immortalare il ricco Bestiario, scolpito nel marmo rosso di Verona dall’autore tardo romanico. Invece di avvalersi di una delle tante tonalità di luce artificiale ora disponibili sul mercato, Migliori ha infatti optato per… l’illuminazione a lume di candela.
Se l’opzione può sembrare semplicemente eccentrica a noi contemporanei, si tratta in realtà di una sperimentazione tecnica che avvicina il fotografo all’altro artista, Benedetto Antelami, e al suo tempo. Luce e ombra sono per il Medioevo molto più che fenomeni sensoriale, corrispondendo piuttosto alle due categorie fondamentali dello spirito: il Bene e il Male, la conoscenza di Dio opposta a una vita trascorsa in sua assenza.
Far luce significa quindi avvicinarsi al Divino, mettere ordine nel caos della dimensione mortale a cui gli uomini sono stati condannati dalla notte dei tempi e compiere un altro passo nella giusta direzione, quella dell’elevazione dell’anima.
Ecco allora che, per Nino Migliori, non ha importanza riprodurre fedelmente nei suoi scatti l’oggetto scultoreo, per quanto artisticamente rilevante. La sua è un’interpretazione autoriale che ripercorre l’esperienza della creazione stessa dell’opera – dal caos indistinto della materia alla forma dotata di un senso, se non un’anima. E in questo processo punta all’essenza dell’arte medievale, al suo potere di rappresentare al fedele altre dimensioni, pur con i mezzi materiali di questo mondo.