Nel 2011 a Rochester, città statunitense che ha dato i natali alla Kodak, nasce il festival WALL/THERAPY. L’idea è di curare la città e il suo grigiore con la street art. Con la collaborazione di artisti da tutto il mondo.
Nella cittadina americana di Rochester, nasceva nel 2011 il progetto collettivo WALL/THERAPY, con la convinzione che “i graffiti migliorano la vita” e l’obiettivo di “guarire” la città con interventi di street art.
Risale ad allora il primo festival della durata di una settimana, quando artisti da ogni parte del mondo furono invitati come “terapisti” a dipingere, quindi riabilitare e “curare”, alcuni grigi muri della città.
La metropoli nota per aver dato i natali alla Kodak nel 1888 ha apprezzato l’iniziativa, che nel giro di qualche anno è riuscita a trasformare e abbellire il paesaggio cittadino, ispirare i suoi abitanti e costruire una community di artisti fiduciosi nel potere terapeutico della street art. I murales si sono integrati nel tessuto cittadino, diventando meta di passeggiate, ma anche di tour educativi per gli studenti delle scuole.
“I murales incoraggiano le persone a prendere una pausa, a guardare e pensare all’ambiente in cui vivono”, spiega il co-curatore dell’iniziativa Erich Lehman a proposito della natura pubblica di WALL/THERAPY. “La gente fa conversazioni che normalmente non farebbe. Sappiamo che non possiamo accontentare tutti, ma se riusciamo a ispirare anche un solo bambino, allora abbiamo avuto successo.”
Ad oggi, WALL/THERAPY è un progetto di arte urbana riconosciuto a livello internazionale, tanto che sempre più street artist da tutto il globo chiedono di poter dipingere i muri di Rochester. Quest’anno sono stati selezionati 14 artisti, con l’invito a sviluppare il tema del surreale e del fantastico con le loro opere. C’è chi ha raffigurato un super eroe in un momento di pausa, chi un’enorme balena in versione Matrioska, chi un’icona Hindu.