La giovane artista palestinese Nidaa Badwan ha deciso di vivere per oltre un anno in appena dieci metri quadrati. E ha scattato una serie di intensi autoritratti, lasciando la guerra fuori dalla sua stanza.
Era il 19 novembre del 2013, quando la giovane artista palestinese Nidaa Badwan – oggi ventisettenne – ha deciso di imporsi l’esilio nella sua stanza, lasciando fuori dalla porta il caos di Deir Al-Balah, cittadina nel centro della Striscia di Gaza.
Sfinita dalla morte, dalla distruzione, dal terrore attorno a lei, Nidaa Badwan ha vissuto da eremita per settimane, che poi sono diventati mesi.
“Sono pronta a morire in questa stanza, a meno di non trovare un luogo migliore”: è una sua dichiarazione, che riporta il New York Times, a cui l’artista ha raccontato la sua storia lo scorso febbraio.
Di quel periodo è testimonianza il progetto fotografico One Hundred Days of Solitude. Per oltre un anno, l’artista ha scattato una serie di autoritratti, nei suoi dieci metri quadrati di pace, sogni ad occhi aperti e libertà; mentre dipinge, pela cipolle, cuce, intesse, si mette il rossetto e fa meditazione.
Le sue fotografie hanno visto la luce agli inizi dell’anno, nella Al Hoash Gallery, a Gerusalemme Est, e poi in Cisgiordania.
Dal 26 settembre al 6 gennaio 2016 saranno esposte per la prima volta fuori dalla Palestina, alla Galleria Civica MOCA di Montecatini Terme, nell’ambito del 10° Festival Armonia dei popoli.