In occasione del centenario della nascita di Alberto Burri, anche New York omaggia il maestro dell'informale italiano. Con una mostra dedicata alla sua produzione grafica. Meno nota, ma per intensità paragonabile alle sue opere più celebri.
Nell’anno del centenario della nascita di Alberto Burri, sono tanti gli eventi che omaggiano il maestro dell’informale, non solo in Italia. A New York, il 17 settembre, in prossimità dell’opening della grande retrospettiva orchestrata dal Guggenheim Museum dal titolo Alberto Burri: The Trauma of Painting, da Luxembourg & Dayan aprirà le porte la mostra Alberto Burri: Grafica.
Sino al 24 ottobre, nello spazio newyorkese saranno in esposizione – per la prima volta in America – una serie di opere grafiche del grande artista originario di Città di Castello, che ha segnato la storia dell’arte italiana del secondo dopoguerra. L’esposizione presenta una parte della produzione del maestro meno nota al grande pubblico, rispetto ai cicli pittorici in cui Burri adoperò materiali vari, dai sacchi di iuta alla plastica, intervenendo con strappi, combustioni e altri fenomeni di degradazione.
Organizzata in collaborazione con la Fondazione Palazzo Albizini – Collezione Burri, la mostra riunisce una serie di stampe, multipli d’artista a cui lavorò tra il 1971 e il 1994, collaborando con laboratori prestigiosi, come la Stamperia 2RC di Roma, quella di Fausto Baldessarini a Fano e Mixografia, a Los Angeles.
Si tratta di acqueforti fuligginose, stampe a rilievo, collage cesellati e incisioni a inchiostro, in cui Burri riuscì a ottenere effetti materici paragonabili per intensità a quelli delle sue opere più celebri.
Tra i lavori esposti, figurano la serie dei Cretti del 1971 – ovvero la versione grafica del suo ciclo più conosciuto – Oro e Nero del 1993 e Serigrafia, realizzata nel 1994, l’anno prima della sua morte, adoperando foglie d’oro, che evocano gli sfondi degli affreschi del Beato Angelico a Perugia.
[Immagine in apertura: Alberto Burri, Oro e Nero 4, dettaglio, 1993 – Courtesy Fondazione Palazzo Albizzini – Collezione Burri, Luxembourg & Dayan]