Il 19 settembre del 2006 ci lasciava il pluri-premiato architetto e progettista italiano. Alcune delle sue creazioni sono entrate nelle collezioni di importanti musei, dalla Triennale di Milano al MoMa di New York.
Milanese di nascita e formazione, Ludovico Magistretti moriva proprio nel capoluogo lombardo il 19 settembre di 9 anni fa. Lasciando in eredità al mondo dell’architettura e del design italiano una collezione di opere di capitale importanza, innanzitutto nel costruire l’immagine internazionale del made in Italy.
Dopo gli studi al Politecnico di Milano – negli anni in cui vi insegnavano Gio Ponti e Piero Portaluppi – e l’incontro in Svizzera con Ernesto Nathan Rogers, il secondo dopoguerra vede Magistretti subito impegnato nella ricostruzione della città.
Già negli anni Cinquanta, il giovane architetto si afferma come una voce importante nel dibattito culturale dell’epoca, partecipando sia alle Triennali – di cui arriva a curare la XII edizione, insieme a Ignazio Gardella – sia sul fronte del design di prodotto. Magistretti figura infatti tra i soci fondatori dell’ADI – Associazione per il Disegno Industriale, nel 1956, mentre nel 1960 è membro della giuria di quello che diverrà il più autorevole premio di categoria in Italia.
Lo stesso progettista vincerà diverse volte il Compasso d’Oro. Il primo risale al 1967, con una lampada – l’iconica Eclisse, realizzata da Artemide – che è oggi parte della collezione del MoMa di New York, oltre che del Triennale Design Museum milanese e di altre istituzioni nel mondo.
Si aggiudicherà numerosi altri riconoscimenti, dal Red Dot alle nomine onorifiche del Royal College of Art di Londra, grazie a una serie di collaborazioni con le più prestigiose aziende, da Cassina a Oluce, e altrettanti pezzi che hanno fatto la storia del design industriale.