Giovedì 1 ottobre verrà inaugurata nel capoluogo piemontese il Centro Italiano per la Fotografia, che apre al pubblico con una grande mostra e un programma culturale che integra formazione e ricerca.
Oltre a essere annoverata tra le arti contemporanee, nella nostra società la fotografia è un vero e proprio linguaggio al pari della parola, che come tale può essere adoperato sia per la documentazione della realtà che per l’espressione estetica di riflessioni più profonde. Dall’esigenza di valorizzare e promuovere uno strumento così importante è nato il progetto di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, che aprirà al pubblico il prossimo giovedì 1 ottobre a Torino.
Grazie al sostegno del Comune, ai partner istituzionali Eni e Intesa Sanpaolo, alla collaborazione dell’agenzia Magnum Photos e alla media partnership con Sky Arte HD, il nuovo Centro proporrà sin da subito un’offerta culturale estremamente variegata, in modo da stimolare il dibattito e favorire la nascita di nuove sperimentazioni, sempre nell’ambito del racconto della realtà attraverso le immagini. È, questa, una definizione volutamente ampia della fotografia; a conferma che il mezzo verrà indagato in maniera trasversale, mostrando generi e funzioni senza trascurarne nessuno.
Appunto per invitare il pubblico a un dialogo il più possibile allargato, CAMERA offrirà ai visitatori un opening che si estende per tutto il weekend, con orario di apertura prolungato fino alle 21 nei giorni di venerdì 2 e sabato 3 ottobre, mentre domenica 4 la nuova sede in via delle Rosine sarà a ingresso gratuito dalle 11 alle 19.
Cosa aspettarsi da una visita al Centro? L’attività di CAMERA avrà quattro aree di intervento principali: mostre, didattica, sviluppo e valorizzazione di un archivio della fotografia italiana condiviso, creazione di una rete di collaborazioni e progetti con partner nazionali e internazionali, al fine di arricchire reciprocamente i territori di provenienza.
A inaugurare giovedì il programma espositivo – che ogni anno presenterà tre mostre principali e una serie di rassegne complementari – sarà la monografica dedicata a Boris Mikhailov, tra i più importanti artisti fotografi formatisi presso l’ex Unione Sovietica.
In Boris Mikhailov: Ukraine, oltre 300 opere permetteranno ai visitatori di ripercorrere l’intera carriera dell’autore, dai difficili esordi sul finire degli anni Sessanta fino alle ultime serie realizzate. Lo sviluppo della poetica di Mikhailov sarà osservabile nel modo in cui, decennio dopo decennio, l’artista si rapporta a uno dei temi a lui più cari, l’Ucraina.
Sarà interessante osservare come il soggetto della patria d’origine venga progressivamente sublimato attraverso una serie di operazioni artistiche; Mikhailov passa così dalla documentazione alla ricostruzione, dalla messa in scena teatralizzata al diario intimo. Nella Red Series sviluppata tra il 1968 e il 1975, per esempio, il fotografo astrae dalla simbologia del regime comunista il colore rosso, facendolo diventare l’elemento visivo dominante di tutte le scene: che siano momenti intimi della vita quotidiana o celebrazioni ufficiali del Partito, l’esistenza dell’Ucraina si tinge delle stesse tonalità, ideologiche e visive. Nei cinque anni successivi – e la relativa serie Luriki – Mikhailov prende invece di mira gli sterotipi di quella stessa ideologia sovietica, per farne un ritratto bizzarro e grottesco che – meglio di qualsiasi documento storico – ci permette di comprendere appieno le contraddizioni sociali vissute – e subite – dall’artista e dal suo popolo.