18 Ottobre 2015
Due ascensioni, una dipinta ad olio nel Seicento, l’altra raccontata in un monitor al plasma: il barocco di Lanfranco incontra la video arte di Bill Viola. Dal 17 ottobre al 10 gennaio 2016, le due opere si confrontano a Palazzo Magnani, a Reggio Emilia.
A Reggio Emilia, a Palazzo Magnani l’arte del passato incontra il contemporaneo in un evento espositivo altamente evocativo: dal 17 ottobre al 10 gennaio 2016, l’opera video l’Ascensione di Isotta (La forma della luce nello spazio dopo la morte), realizzata nel 2005 da Bill Viola (in apertura, l’immagine di un dettaglio), avrà l’occasione di dialogare con la Santa Maria Maddalena portata in cielo dagli angeli, un olio su tela (di cui più sotto riportiamo un dettaglio) dipinto all’incirca tra il 1616 e il 1618, dal maestro emiliano Giovanni Lanfranco.
Parte della collezione del Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli, il dipinto di età barocca raffigura l’assunzione in cielo della Santa, sorretta da tre putti, attraverso un linguaggio visionario, drammatico, di grande modernità. Il passaggio dalla dimensione umana a quella divina è narrato con efficacia dal contrasto tra la terra dai toni cromatici quieti e il cielo, agitato da forti contrasti chiaroscurali.
Anche il video di Bill Viola – di proprietà della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, attualmente in comodato presso il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea – descrive un’ascensione: in un ampio monitor al plasma, una misteriosa figura femminile fluttua verso una dimensione ultraterrena, lasciando dietro di sé un fascio luminoso. L’opera fa parte del ciclo Love/Death: the Tristan Project, ispirato al dramma di Richard Wagner Tristano e Isotta.
Innegabili i punti di contatto, concettuali ed estetici, tra le due opere: il movimento verso l’alto, le vesti che librano leggere, l’intensità emotiva, la profondità evocativa fanno da trait d’union. Non c’è di che stupirsi: Bill Viola non ha mai nascosto il suo legame con la pittura italiana e i maestri del passato, dal Rinascimento in poi.