Aveva 101 anni, una passione per l'Antico Egitto e alle spalle innumerevoli spedizioni archeologiche. Sergio Donadoni fu tra gli studiosi inviati dall’Unesco a salvare i templi egiziani di Abu Simbel, negli anni ’60.
Si è spento il 31 ottobre a Roma, all’età di 101 anni, Sergio Donadoni; studioso acuto, archeologo militante, il più autorevole egittologo italiano. Nato a Palermo nel 1914, Donadoni si era formato alla Scuola Normale superiore di Pisa, dove fu instradato nello studio dell’archeologia e dell’arte antica. Poi ci fu un viaggio al British Museum, a Londra, e l’innamoramento per le antichità egiziane, che lo condusse prima a Parigi, nel 1935, e in seguito a Copenaghen, nel 1948.
Da allora, Donadoni ha consacrato la sua intera esistenza a riportare alla luce e tutelare le tracce di una delle più straordinarie civiltà millenarie. Sono diverse le missioni archeologiche a cui partecipò o di cui fu alla direzione. Tra queste, non si possono dimenticare le spedizioni condotte tra gli anni Cinquanta e Sessanta, per conto delle Università di Roma e Milano e sotto la bandiera dell’UNESCO, per mettere al sicuro il sito archeologico di Abu Simbel e molti altri templi della Nubia, a rischio per via della costruzione della diga di Assuan.
L’impegno, la passione, la devozione per l’Antico Egitto gli valsero svariati incarichi e riconoscimenti di prestigio: Sergio Donadoni è stato professore emerito di Egittologia all’Università La Sapienza di Roma, dottore honoris causa della Université Libre di Bruxelles. Nel 1975 ha ricevuto il Premio Feltrinelli per l’archeologia, mentre nel 2000 è stato nominato Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica.
[Immagine in apertura: Jaroslav Černý, Zofia Jeżewska, Kazimierz Michałowski e Sergio Donadoni davanti al tempio rupestre di Abu Simbel, 1961]