La tata americana con la passione per la fotografia è protagonista di una grande retrospettiva milanese, resa possibile dal casuale ritrovamento del suo prezioso archivio.
Vivian Maier, la bambinaia di professione che faceva la street photographer nel tempo libero, è in mostra per la prima volta a Milano, dopo aver fatto tappa al museo MAN di Nuoro, prima istituzione italiana a dedicarle un’ampia retrospettiva.
In programma alla Fondazione Forma per la Fotografia sino al 31 gennaio 2016, Vivian Maier. Una fotografa ritrovata presenta al pubblico l’incredibile produzione e l’affascinante storia, rimaste a lungo sconosciute, della bambinaia che, con la sua Rolleiflex, amava immortalare la vita, la gente, la quotidianità, persino sé stessa, nelle strade di New York e Chicago, dagli anni Cinquanta in poi.
Della sua storia e del suo lavoro di street photography non si conosceva nulla sino a poco tempo fa, quando nel 2007 il giornalista John Maloof scoprì in una casa d’aste americana un prezioso archivio di 150 milioni di negativi, pellicole non sviluppate, stampe, film in super 8 o 16 millimetri, registrazioni e appunti: un corpus di grande valore venuto alla luce per caso e oggi mostrato al grande pubblico.
A cura di Anne Morin e Alessandra Mauro e in collaborazione con diChroma Photography, la Camera di Commercio di Milano e la casa editrice Contrasto, la mostra presenta 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta, una selezione di immagini a colori scattate negli anni Settanta – che testimoniano il passaggio di Maier all’uso di una macchina Leica – oltre ad alcuni filmati in super 8 che mostrano l’approccio della fotografa ai suoi soggetti.