L’artista francese è ospite all’HangarBicocca per la sua prima mostra istituzionale italiana. Con tante collaborazioni, tra artisti, architetti e musicisti internazionali: da Jasper Johns a Liam Gillick.
“L’antologia del mio lavoro ruota intorno a come le forme appaiono e come poi scompaiono. Questa non è una mostra su di me, ma è su tutti coloro che con me hanno lavorato per renderla tale, da Liam Gillick a Tino Sehgal“. L’artista francese di origini algerine Philippe Parreno parla della sua prima mostra istituzionale italiana, intitolata Hypothesys.
In corso nelle Navate dell’HangarBicocca, a Milano, sino al 14 febbraio, l’esposizione è una notevole raccolta di lavori, appartenenti agli ultimi 15 anni del percorso di Parreno, alcuni dei quali nati da collaborazioni o interazioni con altri autori, tra artisti, architetti e musicisti.
Il primo lavoro ad accogliere lo spettatore è infatti un intervento di Jasper Johns, set elements for Walkaround Time, collocato al centro di una piattaforma, composta da parallelepipedi trasparenti, dipinti con immagini tratte da una celebre opera di Duchamp, che fu utilizzata come elemento di scena nell’omonima performance del coreografo Merce Cunningham del 1968.
Tutt’attorno è stata invece allestita How Can We Know the Dancer from the Dance (2013), una pista da ballo bianca circolare e una parete curva che lentamente si muove lungo il suo perimetro, dove viene diffuso il suono dei passi di danzatori, intenti nell’eseguire una coreografia di Merce Cunningham.
[Immagine in apertura: Philippe Parreno, veuta della mostra Hypothesis, HangarBicocca, Milano. Foto: Andrea Rossetti]