Fino al 31 gennaio, gli Uffizi dedicano alla figura mitologica una mostra che ne racconta le Fatiche, assurte a modello politico dalla Repubblica di Firenze durante il Rinascimento.
Se la Firenze del Rinascimento viene istintivamente associata al David, per via dei due capolavori scultorei di Donatello e Michelangelo, in realtà un’altra figura antica godeva di grande popolarità all’epoca della Repubblica. Già ai tempi di Giotto andava diffondendosi il mito del semidio, se nel suo Campanile troviamo una formella – scolpita da Andrea Pisano – che rappresenta Ercole vittorioso su Caco, reo di avergli rubato una mandria di buoi.
Le tante gesta di Ercole sono ora al centro di una mostra, in corso fino al 31 gennaio presso la sala delle Reali Poste degli Uffizi. La città di Ercole. Mitologia e politica raccoglie circa 50 opere che celebrano la straordinaria forza e le incredibili vicissitudini del personaggio leggendario.
La parte centrale dell’esposizione illustra appunto i temi delle fatiche, per poi approfondire una serie di temi iconografici specifici: Ercole al bivio fra il Vizio e la Virtù, soggetto che si sviluppò fino a divenire autonomo tra Quattrocento e Seicento; l’eroe nei reperti antichi studiati dagli antiquari rinascimentali, come pretesto per la riappropriazione moderna delle fonti classiche, sia letterarie che artistiche; la satira dello stesso semidio, tramite la rappresentazione dell’episodio in cui la regina Onfale costringe Ercole a svolgere una serie di lavori domestici tipicamente femminili.
Come in tutti i miti, scopriremo che anche Ercole è infatti un personaggio complesso, la cui storia è raccontata in diverse opere degli scrittori antichi: assieme alle sue caratteristiche divine, all’eroe vengono associate di volta in volta qualità e tratti umani, quali la sensiblità verso l’amore.
Il profilo di Ercole si complicherà ulteriormente con il passaggio di Firenze dalla Repubblica alla Signoria, sotto il regno di Cosimo de’ Medici: da personificazione allegorica del buon governo e delle virtù civiche, il semidio diviene progressivamente il modello di riferimento dello stesso principe.
Se il nostro excursus ha inizio con un bassorilievo medievale di pubblico godimento, finisce invece con l’immagine di Ercole sullo stemma ducale, che sancisce la metamorfosi del simbolo – parallela all’evolversi della vita politica di Firenze.