Incuranti dei confini tra i generi artistici e di qualsiasi convenzione, le artiste della body art e della performance si impongono all'attenzione internazionale a partire dagli anni Sessanta. Rivendicando, attraverso il loro stesso corpo, un ruolo di primo piano non solo per le donne, ma per l'arte stessa nella società.
A Merano Arte viene inaugurata questo sabato, 6 febbraio, una mostra incentrata sulle “azioni” delle donne. I loro gesti nell’arte, ovvero quel rapporto strettissimo che viene a instaurarsi, a partire dagli anni Sessanta, tra il corpo femminile e il suo “utilizzo” nella body art: non più soggetto di dipinti inneggianti alla bellezza e alle grazie del gentil sesso, la donna fa di se stessa un mezzo espressivo autonomo.
L’esposizione Gestures – Women in action ripercorre così la storia della performance e della body art attraverso 40 opere – o testimonianze di opere effimere, avvenute in luoghi e tempi specifici, attraverso fotografie e video, oggetti e collage – realizzate dalle maggiori esponenti di questa peculiare ricerca artistica.
Tra i nomi più conosciuti anche al grande pubblico, spiccano quelli di Yoko Ono e Marina Abramovic, Gina Pane e Ana Mendieta, Valie Export e Orlan. Non mancano naturalmente anche le artiste delle generazioni successive, che hanno raccolto l’eredità storica e concettuale delle loro maestre, declinando l’utilizzo artistico del loro corpo in ambiti geografici e contesti sociali a volte anche molto differenti; spazio quindi alla guatemalteca Regina José Galindo e alla francese Sophie Calle, come all’iraniana Shirin Neshat e all’italiana Silvia Camporesi.
Nonostante la varietà delle soluzioni formali – all’insegna dell’abolizione di ogni confine tra le arti, mischiando teatro e spettacolo, arte e comunicazione visiva – ricorre un comune denominatore in questa mostra, che è poi lo stesso riscontrabile nell’opera delle protagoniste presenti a Merano: la volontà di mostrare, spesso con toni di denuncia, la condizione della donna nel mondo contemporaneo.
Testimoni di una rivoluzione culturale che spesso corre parallela alle rivendicazioni del movimento femminista, la presenza stessa di queste artiste sulla scena artistica ne ha segnato il corso futuro. Anche grazie a loro, infatti, l’arte è tornata ad assumere un ruolo sociale, facendosi specchio dei cambiamenti in atto e stimolando lo spettatore ad assumere una posizione critica, attiva, all’interno del dibattito in corso.
[Immagine in apertura: Yoko Ono, Cut Piece, 1964 – Performance di Yoko Ono alla Carnegie Recital Hall di New York nel marzo 1965, Courtesy Lenono Photo Archive, New York]