La giuria del World Press Photo ha indicato oggi la "fotografia dell'anno" per il 2015. A scattarla è stato il reporter australiano Warren Richardson, che ha seguito un gruppo di rifugiati nel loro viaggio sul confine tra Serbia e Ungheria.
Sono due, gli elementi che più spiccano della World Press Photo of the Year 2015, scatto del reporter australiano Warren Richardson realizzato sul confine tra Serbia e Ungheria e intitolato Hope for a New Life. Nel complesso, però, a emergere è un quadro tutt’altro che rasserenante: è l’immagine del conflitto; non armato, neppure in un qualche scenario di guerra che non sapremmo bene collocare su un mappamondo.
Il conflitto è quello articolato, complesso e intimamente combattuto del “vecchio mondo” alle prese con un’ondata di flussi migratori priva di precedenti, con una marea umana che rivendica ragioni con cui è difficile – moralmente impossibile – non essere d’accordo, ma che allo stesso tempo ancora non sono legittimate in tutte le loro conseguenze.
Da una parte, il filo spinato difende l’idea stessa di nazione con i suoi limiti geografici – e di responsabilità; dall’altra, nella generale concitazione dell’evento emerge tagliente uno sguardo, già gettato oltre l’intimazione a non violare lo spazio assegnato. Lo sguardo di chi, appunto, umanamente non può rassegnarsi al posto di vittima impotente a cui la Storia vorrebbe relegarlo.
Del terzo elemento, di quel neonato che letteralmente passa il confine e il vuoto carico di tensione, prendiamo piena consapevolezza solo in un secondo tempo. Cos’è quel fagotto? Cosa stiamo cercando di tenere fuori dal nostro territorio – e dalle nostre coscienze? A dispetto del titolo che inneggia alla speranza di una nuova vita, questa fotografia ci ricorda che non stiamo ancora mettendo a fuoco il bambino, mentre sono ben più evidenti le spirali di filo spinato sulla sua testa…