L’artista americana approda nella Grande Mela con la sua prima mostra personale nella galleria newyorkese di Gagosian. Accostando botanica e politica, per un ritratto inedito del potere.
Classe 1975, Taryn Simon ha saputo attirare l’attenzione del mondo dell’arte con il gruppo di lavori scultorei presentati alla scorsa Biennale di Venezia. Oggi quegli stessi lavori sono protagonisti di Paperwork and the Will of Capital, la mostra allestita fino al 26 marzo nella sede newyorkese della Gagosian Gallery.
Alla serie di dodici sculture si aggiunge anche una raccolta di fotografie in grande formato, a comporre per la prima volta un corpus organico di opere.
Scatti e sculture richiamano da vicino il mondo della botanica, usato dall’artista per sottolineare l’artificiosità dei poteri internazionali.
L’intera operazione prende le mosse dalle fotografie risalenti alla United Nations Monetary and Financial Conference del 1944, in presenza dei leader mondiali, chiamati a firmare accordi chiave per le sorti della Storia. Ispirandosi ai centrotavola floreali presenti in ogni scatto, Simon ha ricreato dei veri e propri “bouquet impossibili”, combinando specie botaniche differenti. Fotografati e pressati, quei bouquet rappresentano i rischi connessi alle dinamiche di potere globali, tra instabilità e ricerca di nuovi equilibri.
[Immagine in apertura: veduta della mostra Taryn Simon: Paperwork and the Will of Capital, fonte Tumbrl]