A 86 anni, è scomparso a Roma il brillante interprete che, sin dagli anni Sessanta, si era fatto conoscere dal grande pubblico per l'ironia e l'indipendenza di pensiero.
È giunta nella tarda serata di venerdì 25 marzo la notizia della morte di Paolo Poli, spentosi all’Ospedale Fatebene Fratelli di Roma dopo un lungo ricovero. Avrebbe compiuto 87 anni il 23 maggio, l’attore – principalmente di teatro – nato a Firenze nel 1929.
Il suo talento istrionico, la lucida ironia e la poetica surreale erano le doti per cui Paolo Poli si è affermato sin dagli anni Cinquanta, prima sui palchi più all’avanguardia di Genova, Firenze e della Capitale e poi sul piccolo schermo, protagonista di sceneggiati televisivi e persino lettore di fiabe classiche, raccontate con infantile malizia.
Grazie a una solida cultura letteraria – si era anche laureato in Letteratura francese – Poli riuscì a coniugare la comicità del varietà con una vena onirica e fantastica capace di trascendere la popolarità delle trovate più immediate. Dalla discussa messa in scena di Santa Rita da Cascia nel 1967 ai tanti ruoli in “travesti” che si fanno giocosamente beffe del perbenismo e dello stereotipo di genere, Paolo Poli ha saputo incarnare – come scrive Clara Tosi Pamphili per Artribune – “’immagine di una Italia colta e popolare che sapeva leggere l’ambiguità senza pregiudizi, capace di trascrivere in chiave comica i drammi per esorcizzare ogni negatività“.