Fino al 3 luglio, con 'Il trauma della pittura' il Museo K21 di Dusseldorf dedica una grande retrospettiva al maestro umbro. Presenti anche opere di Jannis Kounellis, Robert Rauschenberg e Cy Twombly.
Il 2015 è stato – tra le altre cose – l’anno di Alberto Burri. Il centenario della nascita dell’artista originario di Città di Castello, tra le voci più significative del Novecento italiano, è stato al centro di numerose iniziative, anche negli Stati Uniti.
Il Paese americano ha ospitato infatti la più esaustiva mostra mai realizzata al mondo sul maestro umbro, ospitata addirittura al Guggenheim di New York, con la curatela di Emily Braun, Megan Fontanella e Ylinka Barotto.
Forte di un notevole successo, quello straordinario evento espositivo fa ora tappa in Germania, confluendo in un nuovo progetto – Alberto Burri. Il trauma della pittura – che estende l’orizzonte anche ad altre figure di rilievo del medesimo periodo.
Oltre alle opere realizzate impiegando ferro, juta o plastica, materie fortemente identificative dello stile di Burri, la mostra tedesca svela i risultati conseguiti ricorrendo a numerose lavorazioni ed a molti altri materiali. Sono infatti presenti anche le serie de i Catrami, le Muffe, i Gobbi, i Bianchi, i Legni, i Ferri, le Combustioni Plastiche e i celebri Cretti.
Organizzata in cooperazione con la Solomon R. Guggenheim Foundation di New York, Il trauma della pittura si differenzia dall’evento ospitato nella Grande Mela per la scelta di integrare la produzione di Burri con opere di Jannis Kounellis, Cy Twombly e Robert Rauschenberg, di proprietà della Kunstsammlung NRW.
Il risultato è un percorso espositivo di ampio respiro, capace di offrire una generosa panoramica sull’arte del secolo scorso, puntando l’attenzione sui punti di contatto tra l’Arte Povera, una parte del Pop made in USA e la poetica di Alberto Burri.