Dei padri fondatori del neorealismo italiano, il regista e sceneggiatore Luchino Visconti è di certo il più "nobile"; letteralmente, in quanto figlio del duca di Modrone ed egli stesso conte di Lonate Pozzolo, ma anche a livello stilistico. Il suo ingresso nel mondo del cinema sarà da subito costellato infatti dalla frequentazione dei grandi intellettuali dell'epoca - come Jean Renoir e Jean Cocteau, conosciuti durante gli anni Trenta a Parigi. Proprio la vicinanza agli ideali della sinistra francese - e poi ai corrispettivi partiti politici italiani, attivi nonostante siano dichiarati illegali dal regime fascista - lo spingerà a concepire un'idea di cinema rivoluzionaria: il racconto realistico della vita più popolare, ai cui drammi quotidiani viene riconosciuta la massima dignità. Un alto senso morale e una fine cultura, uniti assieme, permetteranno a Luchino Visconti di esprimere posizioni politiche attualissime - e pertanto molto discusse - persino nelle più puntigliose ricostruzioni storiche e negli adattamenti filmici di grandi opere letterarie, a cominciare dal 'Gattopardo' di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. L'eredità artistica di Visconti, a distanza di 40 anni dalla sua scomparsa (avvenuta proprio il 17 marzo, nel 1976), è tuttora un punto di riferimento per le nuove generazioni oiù impegnate di registi e autori italiani.
Luchino Visconti nel 1971 (Photo by Evening Standard/Getty Images)
Luchino Visconti mostra il Leone d’Argento, vinto nel settembre del 1957 alla 18esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (Photo credit should read STAFF/AFP/Getty Images)
Luchino Visconti in una pausa durante la produzione di Der Rosenkavalier di Richard Strauss, alla Covent Garden Opera House di Londra a metà degli anni Cinquanta (Photo by Stephan C. Archetti/Keystone Features/Getty Images)
Luchino Visconti, Giancarlo Giannini e Laura Antonelli sul set del film ‘L’innocente’, del 1976 (Photo by Keystone/Hulton Archive/Getty Images)
Luchino Visconti e Federico Fellini