11 Aprile 2016
A Marrakech il collettivo Philippe Barriere firma un innovativo intervento di architettura residenziale che combina artigianato locale e soluzioni high-tech; coniugando in un'unica opera spazi diversi come un atelier, una galleria d'arte e una fondazione a sostegno delle artiste marocchine.
Una casa privata, un padiglione per i tre figli dei committenti o per gli ospiti, uno studio-laboratorio in cui dedicarsi all’attività professionale, una galleria d’arte, con annessa una nuova fondazione che punta a supportare le donne marocchine con la vocazione per la produzione artistica: sono questi gli spazi dell’articolato intervento realizzato in circa un biennio da Philippe Barrière Collective – PB + Co.
Impegnato fin dagli anni Ottanta su questioni sociali che necessitano di risposte tempestive anche sul fronte architettonico, lo studio guidato da Philippe Barrière questa volta è intervenuto in una località nei pressi di Marrakech, fornendo un esempio efficace di progettazione ibrida.
Integrando infatti soluzioni architettoniche low cost – come la muratura in mattoni di argilla realizzati dalle maestranze locali – con sofisticate proposte tecnologiche, altamente innovative – tra cui il ricorso a telai metallici all’avanguardia – il complesso sta rispondendo in modo efficiente alle specifiche esigenze ambientali del Maghreb.
Anche attraverso progetti come questo, Philippe Barrière Collective – PB + Co continua a concepire l’architettura come uno strumento per riconciliare l’uomo con l’ambiente, un atteggiamento che è stato valutato positivamente anche da critici e figure di primo piano della professione: “Portato a termine con successo con rigore, precisione e intelligenza – dall’analisi delle condizioni del soggetto, alla risoluzione dettagliata del progetto fino all’elaborazione della sua rappresentazione grafica ed estetica – questo processo è impressionante”, ha dichiarato a tal proposito Odile Decq, architetto del Macro di Roma ed ex direttrice dell’École Spéciale d’Architecture de Paris.
[Immagine in apertura: photo credit: Abderrahmen Ezzine]