L'architetto-ingegnere spagnolo, naturalizzato svizzero, si è aggiudicato il concorso internazionale per la progettazione di un nuovo edificio a torre. Riuscirà ad intaccare il record detenuto dal Burj Khalifa, attualmente il più alto grattacielo del mondo?
“Il design dell’edificio è ispirato alla tradizione islamica, che evoca la stessa storia che ha regalato al mondo strutture come l’Alhambra e la Moschea di Cordoba. Queste meraviglie architettoniche combinano l’eleganza e la bellezza con la matematica e la geometria.” Sono queste le parole usate da Santiago Calatrava, archistar nota a livello internazionale per le sue strutture organiche, per introdurre il progetto con cui ha vinto il concorso per la realizzazione della torre di Dubai Creek Harbour.
Nuovo incarico, quindi, per il suo studio nella metropoli araba, dove realizzerà anche il padiglione degli Emirati Arabi Uniti in occasione dell’Expo del 2020.
Con l’obiettivo di divenire un nuovo punto di incontro per i residenti e i numerosi visitatori, il progetto di Calatrava combina una struttura centrale apparentemente esile – già ribattezzata “lo stelo” con funzione di spina dorsale – con una complessa rete di cavi che la connettono al suolo. In linea con la poetica dell’architetto-ingegnere, questa soluzione intende attivare un legame concettuale e visivo con l’universo naturale, evocando nel caso specifico le nervature delle foglie del giglio.
La realizzazione dell’edificio è sostenuta dalla Emaar Properties, azienda già finanziatrice del Burj Khalifa, icona di Dubai ed edificio più alto del mondo, con i suoi 828 metri di altezza. Mentre si attendono dettagli sul costo dell’operazione, sui tempi di consegna e sull’altezza reale della torre, Mohamed Alabbar, Presidente della Emaar Properties, ha precisato che il progetto “non integra solo l’eccellenza del design, ma possiede anche forti connotazioni ambientali e smart-tech. Con la torre, stiamo offrendo una destinazione interessante che aggiungerà valore economico a lungo termine per Dubai e gli Emirati.”