La musica tradizionale ebraica dell'infanzia, quella popolare russa delle feste, la classica erudita di Bach o di Mozart che gli forniva il supporto durante il lavoro: al viscerale legame tra l'artista e le sette note è dedicata una mostra al Musée national Marc Chagall di Nizza.
Fino al 13 giugno 2016, il Musée national ‘Marc Chagall’ di Nizza si concentra sulla profonda relazione tra l’artista di origine bielorussa e la musica, con una poetica mostra.
Chagall e la musica – organizzata dal museo stesso, dalla Réunion des musées nationaux- Grand Palais in partenariato con il Museo della musica-Filarmonica di Parigi e la Piscine-Museo dell’arte e dell’industria André Diligent, Roubaix – raccoglie le opere esposte prima nella capitale francese e poi nella città di Roubaix, in due precedenti appuntamenti espositivi. Il risultato è una mostra unica, poiché si arricchisce di contributi e presenze disponibili esclusivamente nella sede museale di Nizza, tra cui il clavicembalo dipinto dall’artista nel 1980.
Attraversando in modo estremamente personale le principali correnti artistiche della sua epoca, Chagall riuscì a delineare un percorso autonomo, occupandosi di progetti su diversa scala, senza rinunciare ad interventi all’interno di edifici pubblici: sue la decorazione del soffitto dell’Opéra di Parigi e i dipinti del Lincoln Center di New York.
Oltre all’amore per la pittura, la passione per musica è uno degli aspetti distintivi del suo percorso umano, un legame che lo accompagnò dall’infanzia fino alla piena maturità creativa. Questo speciale rapporto nella sua produzione trova immediata traduzione nella tendenza a popolare i quadri di musicisti – violinisti, suonatori di piatti, acrobati musicisti, suonatori di flauto, di shofar, angeli con la tromba – inseriti con fini consolatori, ma anche per richiamare lo spirito verso una vita semplice o per invocare sentimenti di gioia ed esaltazione.
Chagall scelse inoltre di rivolgersi in maniera attiva alla sfera musicale, mettendo la sua maestria a servizio anche del teatro, del balletto e dell’opera. Suoi i costumi e le scenografie per il Teatro di arte ebraica di Mosca (1919-1920), per Aleko (1942), per L’Uccello di fuoco (1945), per Dafne e Cloe (1958), e per Il Flauto magico (1967). Occasioni professionali nelle quali riuscì a combinare due aspetti salienti del suo modo di intendere l’arte, sulle quali si concentra anche la mostra Chagall e la musica.