Da Superstudio a Gaetano Pesce, da Piero Gilardi ad Alessandro Mendini: la prima mostra del nuovo spazio espositivo sorto all'interno del Campus Vitra si concentra sul design radicale del secolo scorso. Rivelando influenze ed echi che, da questo storico movimento "made in Italy", si protendono fino ai giorni nostri.
È la mostra Radical Design il primo appuntamento espositivo temporaneo ospitato nella cornice del Vitra Schaudepot, l’ultimo edificio in ordine di tempo sorto del Campus Vitra su progetto del duo di architetti svizzeri Herzog & de Meuron.
Lo sguardo dell’appena inaugurato Schaudepot – un edificio destinato sia ad iniziative della durata di alcuni mesi, sia alla conservazione in forma permanente di parte dell’ingente collezione raccolta dal Vitra Design Museum – si orienta dunque su quella prolifica stagione del design italiano che raggiunse il proprio apice a cavallo tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta.
Da Superstudio a Gaetano Pesce, da Piero Gilardi ad Alessandro Mendini, fino al 9 settembre prossimo, Radical Design offre un’immersione in uno dei più importanti movimenti d’avanguardia nella storia del design: opere, manifesti, metodi di lavori e soprattutto idee progettuali – celebri gli sconfinamenti tra le discipline e l’impronta utopica della corrente – trovano piena risonanza nel progetto curatoriale.
Il percorso della mostra si completa con una serie di interviste a designer, teorici e produttori contemporanei: a tutti è stato chiesto di esprimere un’opinione sull’influenza esercitata dal Radical Design nella loro pratica professionale e nella definizione del ruolo del designer, inteso come figura che può – attivamente e criticamente – impegnarsi anche nelle questioni di scottante attualità.
[Immagine in apertura: installation view della mostra Radical Design al Vitra
Schaudepot, photo © Mark Niedermann]