L’artista partenopeo approda nella sua città d’origine con la più ampia retrospettiva mai dedicatagli. Oltre 100 scatti ripercorrono la carriera di un grande maestro della fotografia italiana.
Non avrebbe potuto essere che Napoli, la città adatta a ospitare la più vasta retrospettiva mai intitolata a Mimmo Jodice, il celebre fotografo di origini partenopee conosciuto in tutto il mondo per la sua eccezionale abilità nel ritrarre le innumerevoli caratteristiche della figura umana prima e dello spazio poi.
Fino al 24 ottobre, il museo MADRE di Napoli fa da cornice ad Attesa. 1960-2016, un itinerario espositivo appositamente concepito dall’artista per la sede museale campana allo scopo di ripercorrere una carriera a dir poco intensa. Curata da Andrea Viliani, la rassegna è suddivisa in diverse sezioni popolate di oltre cento opere connesse fra loro.
Il focus della mostra è il concetto dell’attesa, appunto, che si riflette nelle atmosfere evocate dagli scatti di Jodice; attraversati da un tempo indefinito, in cui si intrecciano passato, presente e futuro, al di là dello scorrere delle stagioni e delle coordinate spaziali. Lo stesso approccio paziente e “sospeso” si manifesta anche nell’uso rigoroso della tecnica analogica e nel bilanciamento dei bianchi e dei neri.
Dai ritratti del tessuto sociale di Napoli realizzati negli anni Sessanta alla sperimentazione concettuale sul linguaggio fotografico fino alle serie prodotte negli anni Ottanta in risposta a un’indagine sul tempo – mettendo a confronto, per esempio, i volti e i corpi della Napoli contemporanea con i capolavori della collezione del Museo di Capodimonte – la fotografia di Jodice è in grado di restituire il senso della realtà. Per la prima volta in una sua mostra, inoltre, Jodice chiarisce le sue fonti di ispirazione, scegliendo di fare accompagnare le sue opere da alcuni capolavori dell’archeologia mediterranea, di Piranesi, di Ribera, di de Chirico e di Sironi.
[Immagine in apertura: Mimmo Jodice, Peplophoros, Cuma 1991]