Quando la macchina fotografica diviene una sorta di naturale estensione del proprio corpo: la mostra 'On Being an Angel' accende i riflettori su Francesca Woodman e sul suo legame intimo con la tecnica fotografica, omaggiando un'artista dal talento prodigioso, prematuramente scomparsa.
C’è tempo fino al 31 luglio 2016 per ripercorrere il rapporto profondissimo tra Francesca Woodman e la fotografia. Scomparsa prematuramente a soli 22 anni – a New York, nel 1981 – la fotografa statunitense celebre per le immagini nelle quali indaga la sua stessa fisicità – e, più in generale, per le rappresentazioni del corpo femminile in bianco e nero – è protagonista della monografica On Being an Angel, alla Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi.
Con un centinaio tra stampe, video e documenti, il percorso espositivo costituisce un interessante spaccato sul lavoro di Francesca Woodman, le cui opere sono comprese nelle collezioni permanenti della Tate Modern di Londra e del Metropolitan Museum of Art di New York.
On Being an Angel rende evidenza alla costante volontà dell’artista di esplorare la propria femminilità con il mezzo fotografico, un’attitudine che la porta a concepire la fotografia come una sorta di “seconda pelle”. Motivando l’impiego del suo corpo come una “questione di convenienza, legata alla sua immediata disponibilità“, Francesca Woodman si è rivelata capace di concepire opere che testimoniano influenze artistiche che vanno dal Simbolismo al Surrealismo, oltre ad un talento prodigioso e precoce.
Le ambientazioni delle sue fotografie, nelle quali il bianco e nero è assolutamente prevalente, mostrano infatti interni in decadenza, in stato di abbandono o destinati alla demolizione nei quali precisi inserti, come specchi o carte da parati lacerate, divengono funzionali ad evocare suggestioni surrealiste.
Non è un caso che On Being an Angel faccia tappa proprio alla Fondation Henri Cartier-Bresson: l’istituzione parigina infatti, insieme a Les Rencontres Internationales de la Photographie di Arles – di cui è in corso, fino a settembre 2016, la nuova edizione – sono stati i primi soggetti a presentare una retrospettiva del suo lavoro in Francia, nel 1998.
La mostra è parte di un progetto itinerante – curato da Anna Tellgren e organizzata da Estate of Francesca Woodman – destinato, dopo Stoccolma, Amsterdam e appunto Parigi, a fare tappa in Svezia, presso il Moderna Museet di Malmö.