Aprirà i battenti il prossimo 28 ottobre, la grande retrospettiva che il MUDEC - Museo delle Culture di Milano dedica all'artista prematuramente scomparso a soli 27 anni, figura iconica dello scenario della New York degli anni Ottanta, insieme all'amico e collega Keith Haring.
Saranno circa cento, le opere protagoniste della grande mostra su Jean-Michel Basquiat che verrà ospitata dal prossimo 28 ottobre al MUDEC – Museo delle Culture di Milano.
Un’opportunità da segnare in agenda per vedere – eccezionalmente riuniti in Italia – i lavori di uno straordinario interprete dell’arte statunitense del Novecento, capace di delineare nella sua breve ma intensa vita una parabola artistica impareggiabile.
Curata da Jeffrey Deitch e Gianni Mercurio e aperta fino al 26 febbraio 2017, la retrospettiva si candida a divenire uno degli eventi espositivi di punta dell’autunno a Milano, raccogliendo una serie di opere provenienti, per la maggior parte, da collezioni private.
Il percorso espositivo intende concentrarsi sulla genesi e la maturazione del peculiare linguaggio di Basquiat, figura iconica, insieme con Keith Haring, di quella stagione che ha definitivamente scardinato i limiti fino a quel momento associati alla street art.
Interprete tra i più significativi su scala mondiale del graffitismo – prematuramente scomparso nel 1988, a soli 27 anni, per un’overdose – con la sua arte è riuscito ad accendere i riflettori anche su questioni cruciali, tra cui quella razziale.
Portando alla ribalta, nello scenario della New York degli anni Ottanta, la propria vicenda personale – con le sue radici africane segnate dalla schiavitù e dalla diaspora – Basquiat ha offerto e continua a offrire occasioni per riflettere su tematiche, ancora oggi, di notevole attualità.
La mostra in programma al MUDEC – Museo delle Culture di Milano arriva dopo oltre 20 anni dalla prima retrospettiva organizzata dal Whitney Museum of American Art, nonché a 10 anni di distanza dall’evento curato dal Brooklyn Museum of Art. L’esposizione meneghina punterà a dare rilievo al contributo dell’artista statunitense nell’accezione di “ponte di collegamento tra le diverse culture“.