Fotografia in festival, a Singapore

20 Agosto 2016

Li-Zhensheng rivoluzione culturale 1976 cina

Se la fotografia è spesso documentazione visiva di un evento, di un’esistenza o persino di memorie personali, come si rapporta nei confronti di altri generi di documenti? È questo rapporto – quello del fotografo quando punta il suo obiettivo ne L’Archivio – il tema della quinta edizione del Singapore International Photography Festival, da poco inaugurato.

Chiamando a raccolta professionisti dell’immagine e critici, fotografi amatoriali e pubblico di appassionati, l’iniziativa biennale affronta nel 2016 lo status stesso dello scatto, cercando di comprendere se e come la sua funzione è andata modificandosi; soprattutto, si propone di indagare come la coscienza collettiva influenzi man mano la stessa pratica artistica, in un’epoca in cui le fotocamere sono a portata di chiunque e così i documenti visivi non fanno che moltiplicarsi.

Nel denso programma di talk, eventi e workshop, le esposizioni in particolare meritano di essere descritte appositamente. Al LASALLE College of Arts è aperta la mostra A Room with a view, nella quale sei artiste – con la curatela di Carol Chow Pui Ha si confrontano appunto con il tema della costruzione e comunicazione della nostra identità tramite gli oggetti che ci circondano, siano essi di uso personale o grandi architetture che testimoniano chissà quale memoria collettiva.
Tre mostre personali sono invece dedicate ad altrettanti fotografi di fama mondiale: Daido Moriyama, il padre della street photography; Li Zhenshen, il fotogiornalista che ha testimoniato la cosiddetta “grande rivoluzione culturale; Roger Ballen, i cui lavori sono sapientemente giocati sul confine tra immaginazione e realtà, tra documentazione e fiction.

[Immagine in apertura: Yinlonghe farm, 1976 © Li Zhensheng, SIPF 2016]