La tecnologia a raggi X ha finalmente rivelato l'aspetto del dipinto nascosto di Degas, la cui esistenza è nota fin dal 1922. Celato dietro all'opera 'Ritratto di donna', conservata in un museo australiano, non era mai stato visibile.
È stato necessario attendere quasi un secolo per rivelare agli occhi del mondo il segreto nascosto nel Ritratto di donna, l’opera di Edgar Degas compresa nella collezione permanente della National Gallery di Canberra, in Australia.
Sebbene fosse noto fin dal 1922 che, sotto al dipinto visibile, si celasse un altro lavoro dell’impressionista francese, nessuno era ancora riuscito ad individuare una modalità per renderlo visibile.
A sposare questa causa è stata la ricerca coordinata da Daryl Howard, del Sincrotrone Australiano di Calyton, e Saul Thurrowgood dell’Università di Brisbane, i cui esiti sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Scientific Reports.
Impiegando un super microscopio ai raggi X – il cui funzionamento prevede l’impiego di luce di sincrotrone, capace cioè di sfruttare una radiazione elettromagnetica generata da particelle che viaggiano alla velocità della luce – sotto la superficie di Ritratto di signora è finalmente emersa l’opera rimasta così a lungo invisibile.
Si tratta del primo piano di una giovane donna: ha i capelli lunghi e delle singolari orecchie, contraddistinte da una estremità lievemente appuntita.
Dopo un’iniziale mappatura in bianco e nero, il ritratto nascosto è stato successivamente elaborato attraverso un’integrazione cromatica, rendendo possibile la messa a fuoco di ulteriori dettagli.
L’accurata osservazione ha reso possibile anche l’identificazione della figura femminile protagonista dell’opera, i cui tratti somatici sarebbero infatti riconducibili alla modella Emma Dobigny. Secondo gli studiosi, Edgar Degas avrebbe impiegato la medesima tela per una serie di studi, compiendo sulla sua superficie varie prove, fino a scegliere di destinarla ad un altro lavoro.
Dopo questo primo successo, la tecnica messa a punto in tale circostanza potrebbe essere reimpiegata anche in casi analoghi. Una possibilità che permetterebbe di compiere analisi non invasive o compromettenti per i delicati equilibri delle opere d’arte, dalla quale potrebbe sorgere una sorta di filone di indagine parallelo, indirizzato esplicitamente a cogliere aspetti legati alle fasi preparatorie dei dipinti.