È l'interesse verso l'effimero, verso le cose che fluiscono o destinate a mutare costantemente, come l’acqua, uno dei temi di maggiore interesse per l'artista statunitense, che si divide tra New York e Reykjavik, a cui l'istituzione svizzera dedica un'intesa retrospettiva. Fino all'1 gennaio 2017.
Originaria di New York, dove è nata nel 1955, Roni Horn è al centro di una retrospettiva che la Fondation Beyeler di Basilea le dedica dal 2 ottobre all’1 gennaio 2017. A partire dall’eterogeneo nucleo delle sue opere, la curatrice Theodora Vischer ha individuato sei nuclei e cicli produttivi, a partire dai tardi anni Novanta.
Misurandosi con gli ambienti museali progettati da Renzo Piano, la mostra Roni Horn propone installazioni fotografiche, lavori su carta e sculture in vetro colato allestite in sei spazi espositivi. La particolarità è che gli stessi risultano essere fruibili “come un’opera d’arte installativa unitaria“.
Ad aprire e chiudere il percorso espositivo, due interventi di particolare intensità. Si comincia infatti con a.k.a., una serie di 30 fotografie, in bianco e nero e a colori, nella quale si alternano immagini dell’artista da giovane o in età più avanzata.
A The Selected Gifts 1974–2015, recentissima installazione fotografica divisa in più parti, è affidata la conclusione della retrospettiva: in successione si dischiude di fronte agli occhi dei visitatori una raccolta di modesti doni ricevuti da Roni Horn e da lei conservati nel corso degli ultimi 40 anni. Con uno scrupolo quasi documentaristico, queste immagini percepite in gruppo restituiscono un ritratto dell’artista e del modo in cui viene percepita.
[Immagine in apertura: Roni Horn, a.k.a., dettaglio, 2008-2009, collezione privata © Roni Horn. Photo by Hermann Feldhaus]