L’artista originario di Ostuni approda nel capoluogo lombardo con una personale che celebra tutta l’originalità del suo stile, capace di tradurre in ricamo su stoffe preziose temi macabri e solitamente poco attraenti.
È un fare creativo inconfondibile, quello che contraddistingue la poetica di Angelo Filomeno: artista pugliese di stanza a New York da più di vent’anni, ha fatto della stoffa e del ricamo il suo “marchio di fabbrica”. Fino al 29 ottobre, la sede milanese della Galleria Giovanni Bonelli celebra la sua carriera con una intensa personale, a lui intitolata.
L’esposizione riunisce 10 opere di grandi dimensioni realizzate nel biennio 2014-2015, a formare una catena di rimandi tra i soggetti allegorici e i toni cangianti delle sete. Strisce di stoffe raffinate e umili pezzi di lino grezzo vengono cuciti, tagliati e ricomposti dall’artista allo scopo di formare delle vere e proprie tele su cui prende vita una dettagliata narrazione fatta di ricami e vibrazioni luminose.
Teschi, scheletri e insetti di vario tipo ricorrono nella produzione di Filomeno, che riesce a mettere in equilibrio, sia sul piano estetico sia sul piano concettuale, un’iconografia fatta di solitudini, superstizione, senso di morte e la raffinatezza della tecnica usata. I suoi referenti figurativi risiedono nell’arte dei maestri nordici – da Grünewald a Dürer fino a Bosch, ma anche nelle maschere tribali africane e nelle mitologie giapponesi.
[Immagine in apertura: Angelo Filomeno, Amulet (Black and White), 2012, ricamo e cristalli su seta applicata su lino, cm 102,2x 75,6]