Rinvenuto nel 2012, al più antico amo da pesca mai riscoperto è stata finalmente attribuita una data, che conferisce al minuscolo oggetto un valore straordinario sul piano antropologico, sociale e storico.
È una vicenda affascinante, quella che vede protagonista l’area della Sakitari Cave, in Giappone, precisamente nella città di Nanjo. Risale a 4 anni fa il ritrovamento, proprio in quest’area, di un piccolo manufatto, capace tuttavia di cambiare la storia.
Si tratta di un amo da pesca lungo soltanto 1,4 centimetri, rinvenuto nel 2012 nella Prefettura di Okinawa, scatenando fin da subito l’interesse di studiosi e appassionati. A distanza di qualche anno – e grazie allo strumento della radiodatazione, condotta ricorrendo all’isotopo del carbonio-14 – è stato finalmente possibile stabilire il periodo di appartenenza del manufatto. Il piccolo oggetto risale a circa 23mila anni fa e costituisce una rarissima testimonianza delle tecniche di pesca nel Paleolitico.
A forma di mezzaluna e realizzato con gusci di lumaca di mare, l’amo ha letteralmente stravolto le convinzioni degli esperti in merito alla popolazione paleolitica che in quel periodo era stanziata nell’area della scoperta archeologica. Da sempre ritenuto un popolo a vocazione terrestre e dedito alla caccia, come era abitudine nel Paleolitico, oggi quello stesso popolo ha cambiato volto, mostrandosi come un gruppo dedito anche alla pesca. Nonostante le esigue dimensioni del manufatto, il suo ritrovamento ha determinato una vera e propria rivoluzione sul piano relazionale, evolutivo e sociale tutto da approfondire.