Hanno ormai ridefinito le nostre conversazioni quotidiane, integrando la comunicazione scritta e in alcuni casi proprio sostituendosi a frasi e parole: sono le emoticon, che il Museum of Modern Art di New York ha appena accolto nella propria collezione permanente.
Spesso non si ha bisogno di parole, per esprimersi. Soprattutto da quando molte delle nostre conversazioni avvengono attraverso internet e i vari sistemi di messaggistica digitale: a integrare la comunicazione scritta, se non a sostituirla del tutto in alcuni casi, sono ormai subentrate le emoticon.
Inizialmente erano semplici combinazioni di caratteri e segni di punteggiatura, che letti in sequenza ricordavano faccine stilizzate e altri simboli grafici; presto, sono divenuti smile e altre piccole icone con cui abbiamo ormai familiarizzato, le emoji.
L’importanza culturale di questi elementi visivi ha portato il Museum of Modern Art di New York a inserirli nella propria collezione permanente: la serie di 176 simboli disegnati dal giapponese Shigetaka Kurita, per la compagnia telefonica NTT DoCoMo, sarà esposta sui monitor nell’atrio del museo.
L’iniziativa è stata promossa dalla curatrice del dipartimento Architettura e Design del MoMA, l’italiana Paola Antonelli, che già in precedenza aveva scelto di includere altri artefatti digitali all’interno della collezione: per esempio, nel 2014 il museo ha acquisito 14 videogame, tra cui i leggendari Pong e Tetris.