La passione di Carlo Scarpa per il Giappone

21 Novembre 2016


A Roma, la nuova stagione espositiva del Maxxi si concentra, con particolare interesse, sul Giappone. Infatti, oltre alla mostra The Japanese House. Architettura e vita dal 1945 a oggi, fino al 26 febbraio 2017 il Centro Archivi dell’istituzione capitolina accoglie gli esiti della ricerca condotta da Elena Tinacci sul rapporto tra Carlo Scarpa e il Paese del Sol Levante.

Il progettista di capolavori dell’architettura italiana del Novecento, come il Museo di Castelvecchio a Verona, si recò in Giappone – su invito di Cassina – solo nel 1969, ma le citazioni orientali erano già da tempo parte integrante della sua distintiva visione degli spazi, interni ed esterni. A testimoniarlo, numerosi documenti, progetti, disegni, realizzati prima e dopo l’esperienza diretta in terra nipponica, che rivelano la capacità dell’architetto di fare propria la ricerca dell’equilibrio e dell’armonia insita nella cultura del paese asiatico.

Attraverso opere conservate nell’Archivio Scarpa e alcune presenze d’eccezione –  come i 27 scatti realizzati da Gianni Berengo Gardin alla Tomba Brion nel 1972, disposti in apertura del percorso espositivo – la mostra restituisce l’interesse di Scarpa verso il Giappone attraverso lo studio della sua architettura, della letteratura e delle tradizioni. Senza rinunciare a mettere in risalto anche le altre influenze sulla sua produzione, tra cui le teorie di Wright, di Mies van der Rohe e le opere orientaliste di Ezra Pound.

[Immagine in apertura: Tomba Brion, padiglione sull’acqua, San Vito d’Altivole 1969-1978]