Paola Romagnoli mescola storia e fiction per descrivere l’importanza della figura femminile nella storia creativa e personale di uno dei capisaldi della Secessione viennese.
La pittura di Gustav Klimt è nota in tutto il mondo, grazie a uno stile unico che unisce un raffinato gusto decorativo e la scelta di soggetti enigmatici e ammalianti, al confine tra un’atemporalità mitologica e un radicamento fisico, quasi viscerale, nel presente.
E proprio sui soggetti più amati dall’artista austriaco si concentra Le muse di Klimt, il romanzo di Paola Romagnoli pubblicato lo scorso ottobre da Electa e frutto di una sapiente mix tra l’approfondita conoscenza della storia dell’arte e la verve narrativa dell’autrice.
Sullo sfondo di una Vienna in fermento, negli anni della Secessione viennese, la vicenda evocata dalla Romagnoli vede alternarsi due voci. Una ripercorre cronologicamente l’esistenza di Klimt e un’altra – rappresentata da una sirena nell’Attersee, il lago tanto caro al pittore – racchiude quanto ricercato da quest’ultimo nella figura femminile: la sensualità, l’eros, la giovinezza senza tempo, un afflato materno e, allo stesso tempo, passionale. Avvicinando in maniera intrigante arte e vita.