Dal Futurismo in avanti, il corpo ha sempre giocato un ruolo essenziale nell’ambito della ricerca artistica. La mostra ospite della Casa d’Arte Futurista Depero, a Rovereto, ne ripercorre la storia.
Le vicende delle arti performative hanno origini lontane, ma il Futurismo rappresenta un ottimo punto di osservazione sullo sviluppo di un filone creativo sfociato nel concetto di performance. Il corpo e la sua messa in scena sono al centro delle sperimentazioni di Fortunato Depero e colleghi, autori di esibizioni pseudo-teatrali basate sull’improvvisazione e sul diretto coinvolgimento del pubblico.
La rassegna Performance. Corpo privato e corpo sociale, allestita presso la Casa d’Arte Futurista Depero, a Rovereto, fino al 7 maggio prossimo, prende le mosse dalla ricerca futurista per individuare le tappe essenziali della pratica performativa, fra dimensione sociale, politica e prettamente artistica.
Il corpo come veicolo di azione politica è il fil rouge che unisce gli interventi realizzati negli anni Sessanta e Settanta, ben documentati in mostra dai materiali custoditi nell’Archivio del ‘900. Si spazia dalle azioni collettive del Living Theatre e di Enrico Baj ai gesti individuali, ma di respiro comunitario, ideati da Sarenco o Arias-Misson.
La dimensione fisica del corpo emerge in maniera evidente dalle opere di Hermann Nitsch e Arnulf Rainer, legate alle performance radicali dell’Azionismo Viennese, mentre i lavori di Cindy Sherman e Andres Serrano accendono i riflettori sull’idea di trasformazione identitaria esplicitata dal corpo artificiale. La performance incontra la scrittura nella poetica di Ketty La Rocca e conosce un’ulteriore evoluzione grazie ai video di Yoko Ono e Vito Acconci.
[Immagine in apertura: Living Theatre, foto di scena dall’Antigone di Bertolt Brecht, s.d., carte Living Theatre]