Roy Stryker e i “buchi neri” durante la Grande Depressione

6 Gennaio 2017


A trasferire fino ai giorni nostri le drammatiche conseguenze della cosidetta
Grande Depressione – la devastante crisi economica e finanziaria connessa con il crollo di Wall Street del 1929 – sono stati giornali, romanzi e decine di fotografie passate alla storia. Tra queste c’è anche l’iconica Migrant Mother di Dorothea Lange, nella quale è raffigurata Florence Leona Christie Thompson, una giovane madre 30enne con sette figli da mantenere.

Gli archivi della Biblioteca del Congresso, a Washington, sono il luogo che conserva documenti e testimonianze relative anche a quel periodo storico tanto tragico. Accanto alle immagini destinate a divenire autentiche icone degli anni di dolore e miseria, sono presenti anche migliaia di fotografie rimaste a lungo non visibili, unificate tra loro da una sorta di “marchio” indelebile, dato loro dall’economista e fotografo statunitense Roy Stryker.

Egli operò al vertice della divisione informazione della Farm Security Administration durante la Grande Depressione: a lui si deve la mappatura di fotografia documentaria della FSA, grazie alla quale sono ancora oggi disponibili migliaia di immagini del periodo buio della crisi.
Oltre ad aver lanciato l’idea della campagna fotografica, Stryker finì per orientarne gli esiti, selezionando con una modalità indelebile e definitiva gli scatti che non risultavano di suo gradimento. Senza criteri esplicitamente espressi e seguendo il proprio gusto, agiva con una perforatrice sui negativi a suo dire meno convincenti, imprimendo un foro sulla superficie della pellicola.
Così facendo migliaia di scatti sono giunti ai nostri giorni con evidenti lacune che rendono, in alcuni casi, incomprensibile la composizione. Una sorte toccata anche ad alcune delle opere di fotografi destinati poi a conquistare fama internazionale…