La multiforme carriera dell'artista spagnolo si caratterizza per l'eterogeneità della produzione. Accanto alle opere pittoriche più celebri, Dalí affiancò infatti il disegno, la scultura, la pubblicità e persino il design del gioiello.
L’estensione della creatività di Salvador Dalí non smette di incuriosire: ancora oggi, la sua biografia rivela incontri ed episodi dai quali è immediato lasciarsi affascinare.
Nell’arco della sua carriera – anche grazie a fortunate coincidenze che le portarono a incontrare designer e maestri orafi – per esempio posa la propria firma, in maniera autonoma e congiunta, su varie collezioni di gioielli.
Negli anni Quaranta, Dalì e il jewelry designer Duke Fulco di Verdura diedero vita a una serie che venne presentata presso la Julien Levy Gallery; tra questi pezzi figura anche la spilla Medusa, nella quale una corolla di rubini circonda dei serpenti d’oro.
Il decennio successivo fu contraddistinto dalla collaborazione con il gioielliere di origine argentina Carlos Alemany, che nel suo laboratorio diede piena consistenza alle visionarie intuizioni di Dalí, impiegando anche zaffiri, smeraldi, lapislazzuli e altre pietre preziose.
I lavori di questo periodo, così come l’intera produzione sul fronte del gioiello, colpiscono oggi per l’aurea avanguardistica di cui sembrano essere dotati.
In attesa che tale filone della sua parabola artistica venga adegutamente studiato, la maggior parte delle creazioni con i preziosi sono esposte presso il Museo Dalí a Figueres, in Spagna.