Al MAXXI di Roma, la prigione come metafora della contemporaneità

9 Febbraio 2017

H.H.Lim_The cage the bench and the luggage_201

Ci sono anche nomi noti a livello internazionale, come Rossella Biscotti, Rä di Martino, Jenny Holzer e Rem Koolhaas, tra i protagonisti di Please Come Back. Il mondo come prigione?, l’appuntamento espositivo al via il 9 febbraio, al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.

Curata da Hou Hanru e Luigia Lonardelli, la mostra offre una narrazione, fortemente calata nel contemporaneo, che prende avvio dal tema del carcere, inteso “come metafora del mondo contemporaneo” e il mondo contemporaneo come metafora del carcere: tecnologico, iperconnesso, condiviso e sempre più controllato“.
La rassegna si articola in tre sezioni tematiche con 50 opere selezionate che evidenziano le problematiche legate al controllo. Dietro le mura raccoglie interventi di artisti che hanno maturato una conoscenza diretta della prigione, personalmente o attraverso i loro lavori, come nel caso di Gianfranco Baruchello che ha intervistato i detenuti delle carceri di Rebibbia e Civitavecchia. Fuori dalle mura estende la visione alle “prigioni invisibili”, formate da un groviglio di sistemi che stanno plasmando la città contemporanea. Tra le opere presentate in questa sezione si segnala Monumento Continuo, in cui Superstudio aveva concepito un profetico modello di urbanizzazione globale alternativo alla Natura. Il tema dell’imperante sorveglianza, infine, unifica i progetti esposti in Oltre i muri che raccoglie tra l’altro opere di Jenny Holzer, Jananne Al-Ani, Zhang Yue e il progetto di Simon Denny che si ispira alle rivelazioni di Snowden.

Molte le questioni cruciali affrontate dal progetto, tra cui lo sviluppo esponenziale delle tecnologie digitali, l’avvento dei social network, l’utilizzo dei Big Data. Tutti questi fenomeno stanno incidendo negli equilibri della società contemporanea, accompagnandosi all’avvento di “nuovi regimi che, in nome della sicurezza, ci spogliano, con il nostro consenso, di ogni spazio intimo e personale“. Il titolo della mostra si ispira all’opera omonima del collettivo Claire Fontaine, nata da una riflessione degli autori sulla società come spazio di reclusione e il modo inquietante in cui ne facciamo parte. Il progetto Please Come Back. Il mondo come prigione?, oltre alla mostra, propone una serie di incontri, eventi, appuntamenti e una rassegna cinematografica, realizzata in collaborazione con Fondazione Cinema per Roma.

[Immagine in apertura: H.H. Lim, The cage the bench and the luggage, 2011]