Grafici de 'Il Politecnico' diretto da Vittorini, Albe e Lica Steiner furono tra le voci più attive nella rinascita culturale italiana nel dopoguerra. Una mostra, in corso a Reggio Emilia, rende evidenza del loro stile, della distintiva 'poetica dell’ottimismo' e dell'impegno civile, portato avanti durante tutta la vita.
Curata da Anna Steiner, la mostra Licalbe Steiner. Alle origini della grafica italiana ripercorre la vicenda umana e professionale di una delle coppie più significative del panorama del graphic design nazionale.
Dopo le tappe al Museo del Novecento di Milano e al Museo degli Innocenti di Firenze, è ora la Sinagoga di via dell’Aquila, a Reggio Emilia, a ospitare questo progetto espositivo, il cui allestimento è curato dallo studio Origoni-Steiner.
Dal sodalizio formato da Albe Steiner e da sua moglie Lica – diminutivo di Masal, nome ebraico corrispondente a Matilde – sono sorti interventi di rilievo nei campi della ricerca grafica e foto-grafica, dell’editoria, della pubblicità e degli allestimenti. Uno stile, quello dei Licalbe – una denominazione che attesta quanto insieme formassero una sorta di “unica identità” – che ha avuto modo di esprimersi anche nella produzione di marchi e manifesti, contraddistinto “da una poetica dell’ottimismo, da una fiducia dichiarata nel presente e nel futuro“.
Attivi in formazione congiunta fin dagli anni Trenta del Novecento, i due progettisti hanno legato la propria storia anche a un forte impegno civile: intrapreso negli anni bui del fascismo, cementato nella lotta di Resistenza, venne portato avanti anche attraverso la didattica e la comunicazione sociale.
Aperta fino al 16 aprile 2017, oltre alle creazioni più iconiche della coppia di grafici, la mostra rende evidenza anche del ruolo di primo piano del duo negli anni del Dopoguerra, anche grazie alle collaborazione con intellettuali come Vittorini e Calvino.
“Con questa mostra – ha dichiarato Davide Zanichelli, Presidente Fondazione Palazzo Magnani – la nostra Fondazione si fa carico di un ruolo rilevante per la città e il territorio. Usciamo infatti dalle sole sale della nostra storica sede espositiva per animare, in accordo con il Comune, spazi diversi. È il riconoscimento al lavoro che Palazzo Magnani ha compiuto in questi anni ed è l’avvio di un percorso culturale che intendiamo rendere originale, stimolante e condiviso”.