Il capoluogo lombardo si prepara a ospitare una rassegna interamente dedicata alla scena creativa della cosiddetta Africa Subsahariana. Attraverso l’opera di quattro artisti.
Variegato e affascinante, il panorama artistico africano è decisamente multiforme. We call it Africa. Artisti dall’Africa Subsahariana, la mostra allestita a Milano presso le Officine dell’Immagine dal 9 febbraio al 2 aprile, punta lo sguardo sulla necessità di riconoscere il valore di un humus creativo così eterogeneo.
Arte e società contemporanea sono i poli attorno a cui si struttura la riflessione offerta dalla rassegna, che vede protagonisti Dimitri Fagbohoun (Benin), Bronwyn Katz (Sudafrica), Marcia Kure (Nigeria) e Maurice Mbikayi (Repubblica Democratica del Congo). I quattro autori sono invitati ad analizzare, per la prima volta in Italia, le questioni socioculturali, identitarie e geopolitiche, particolarmente emblematiche della complessa realtà africana.
Il congolese Maurice Mbikayi si concentra sull’impatto della tecnologia rispetto al tessuto sociale africano, mentre le opere di Marcia Kure mettono sotto la lente d’ingrandimento gli effetti del post-colonialismo e la conseguente frammentarietà identitaria e sociale. Il ricordo, la politica, la religione e la dimensione poetica dell’esistenza ricorrono nella pratica di Dimitri Fagbohoun, mentre la giovane Bronwyn Katz punta sull’aspetto sensoriale, indagando la terra come depositaria ma anche custode della memoria culturale sudafricana.
[Immagine in apertura: Dimitri Fagbohoun, Adé, 2015]