Sono state ufficialmente annunciate le opere che, nel 2018 e nel 2020, occuperanno ciascuna per un biennio il famoso piedistallo in Trafalgar Square, eretto nell'Ottocento per accogliere una statua equestre che non fu mai realizzata, lasciando così uno spazio per espressioni di arte contemporanea dal messaggio decisamente più caustico.
Le statue che si alterneranno sul Fourth Plinth di Trafalgar Square a Londra, rispettivamente nel 2018 e 2020, non potrebbero sembrare più distanti l’una dall’altra.
Da una parte, la scultura di Michael Rakowitz – The Invisible Enemy Should Not Exist, nell’immagine in apertura – riporta nel cuore della capitale britannica il dramma del fondamentalismo di cui è permeata ogni azione dello Stato Islamico e dei suoi terroristi: capaci di terribili attacchi non solo alle persone, ma anche ai simboli di civiltà che i suoi adepti ritengono “empie”.
L’anno prossimo, sul piedistallo in marmo disegnato da Sir Charles Barry nel 1841, e pensato per ospitare una statua equestre poi non realizzata per mancanza di fondi, salirà un Lamassu, rappresentazione di uno spirito benefico protettivo posto sulla Porta Nergal di Ninive già nel lontanissimo 700 a. C. Icona che nulla ha potuto contro la razzia compiuta, negli ultimissimi anni, all’interno dell’Iraqi Museum di Mosul, ai cui reperti archeologici distrutti o rubati si ispira il decennale progetto di Rakowitz in cui rientra anche l’opera londinese, in un incessante tentativo di ri-creare i manufatti persi e la loro memoria culturale.
Anche se in chiave pop, di memoria e fragilità parla anche l’intervento THE END di Heather Phillipson, che prenderà il posto dell’opera di Rakowitz nel 2020: un monumentale cono gelato sormontato da una ciliegia e da due mosche… una delle quali, in realtà, si scopre essere un drone.
Meccanismo che spierà dall’alto la vita di Trafalgar Square, scattando immagini che poi pubblicherà online, pronte per essere visionate da smartphone. Si direbbe, questa, l’antitesi del “nemico invisibile” di Rakowitz: un’installazione che inneggia all’iperproduzione di documenti e alla loro condivisione, a tutto beneficio della storia. Se non fosse che il vuoto e il troppo pieno sono i rovesci della stessa medaglia, ovvero l’impossibilità di scegliere liberamente e democraticamente ciò che i membri della comunità vogliono tramandare di se stessi e della società di cui fanno parte. A ricordare che, dietro le più allettanti apparenze, può nascondersi l’ennesima forma di inganno, sarà l’immagine di un ciuffo di panna dall’equilibrio precario, prossimo alla caduta…