Risale a pochi giorni fa l’inaugurazione della rassegna che anima la nuova sede del Museo della Follia, ospite della città lombarda. Un itinerario che collega idealmente l’arte di Goya alla creatività di Bacon.
Delicato e dibattuto, il tema della follia è spesso avvicinato alla sfera artistica, con cui condivide un terreno pulsionale ed emotivamente denso. Si inscrive in tale contesto la mostra itinerante Museo della Follia. Da Goya a Bacon, allestita fino al 16 novembre nella nuova sede del museo di Salò, reso ancora più internazionale dalle collaborazioni con il Musée d’Orsay e Musée de l’Orangerie.
Curata da Vittorio Sgarbi e realizzata da Cesare Inzerillo, Sara Pallavicini, Giovanni Lettini e Stefano Morelli, la rassegna punta i riflettori su oltre duecento opere – dipinti, fotografie, sculture, oggetti e installazioni multimediali – ispirate alla follia.
Il percorso inizia all’esterno del museo, dove trova spazio un container, L’Intonapensieri, che fa da cornice a nove installazioni interattive dedicate a personalità di spicco come Antonio Ligabue, Franco Basaglia, Alda Merini, Nietzche, Pino Roveredo, ma anche a individui che hanno vissuto l’esperienza del manicomio in prima persona.
L’itinerario espositivo si dipana tra le sale del museo, seguendo la logica dello smarrimento e la suddivisione in sezioni. Lo sguardo si muove dalle opere di grandi maestri internazionali – come Goya, von Stuck, Bacon e Wildt – ai nostrani Lega, Fattori, Fausto Pirandello e Ghizzardi, dal dipinto a olio di Adolf Hitler, presentato in anteprima mondiale, alla video installazione che mette in scena il saggio I pazzi politici di Giordano Bruno Guerri, il quale analizza la relazione tra manicomi e politica nel periodo fascista.