Dal 26 al 28 aprile 2017, la Sala Leo de Berardinis dell'Arena del Sole, a Bologna, accoglie uno spettacolo che si sofferma su una condizione psicologica sempre più ricorrente nella società contemporanea: il totale isolamento degli adolescenti dal mondo esterno, a causa della dipendenza dal web.
Si lega a un testo del drammaturgo austriaco Holger Schober, lo spettacolo Hikikomori – Metamorfosi di una generazione, in silenzio che, per la regia di Vincenzo Picone, a Bologna sta per fare luce su un disturbo sociale sempre più frequente tra i ragazzi di tutto il mondo. L’espressione “Hikikomori” – coniata dallo psicologo giapponese Tamaki Saitō – fa infatti riferimento a una condizione che nel solo Paese del Sol Levante colpisce circa un milione di giovani tra i 16 e i 25 anni, attualmente considerata in forte espansione anche in Europa. Sul palco questa “forma di totale rifiuto di contatti e relazioni verso la società esterna” viene incarnata dal giovane H., interpretato da Gian Marco Pellecchia (sul palco nella foto in apertura, di Michele Lamanna), mentre ad affiancarlo è Laura Cleri, nel ruolo della madre.
Da mercoledì 26 a venerdì 28 aprile, l’Arena del Sole di Bologna ospiterà il ritratto di un adolescente che “si abbandona alla non-azione perpetua“, fatta eccezione per la dimensione del web. Internet, infatti, diventa l’unico “territorio” di scambio per il protagonista, uno spazio nel quale a prendere vita e muoversi è il suo alter ego.
“Il giovane H. diventa metafora di un’intera generazione, – ha precisato a riguardo il regista Vincenzo Picone – quella delle passioni tristi, accusata di aver perso o di non aver mai avuto degli ideali, incapace di agire nel mondo e identificata, spesso, come una massa informe, dallo sguardo vuoto e inespressivo. È lo sguardo dei giovani di oggi, che cela uno specchio in cui siamo obbligati a rifletterci. Il rinnegare il mondo esterno chiudendosi nel buio di una stanza diventa un atto estremo di resistenza attraverso l’unica arma rimasta a disposizione, il proprio corpo. È così che H., nella sua debolezza e fragilità, rappresenta un esempio significativo per i nostri tempi liquidi, che dissolvono il pensiero uniformandolo al tutto indistinto“.