La fotografia di Walker Evans conquista il Centre Pompidou

24 Aprile 2017

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C’è anche una retrospettiva su Walker Evans tra gli appuntamenti che il Centre Pompidou accoglie nel corso del 2017, all’interno della programmazione speciale per i 40 anni di attività. Dal 26 aprile al 14 agosto 2017, gli spazi della frequentatissima istituzione parigina ospiteranno 300 stampe d’epoca del fotografo statunitense, secondo un percorso espositivo concepito a partire da un criterio tematico.

Obiettivo della mostra, senza precedenti per la sua estensione e accuratezza, è ripercorrere per intero la carriera dell’artista nato nel 1903. Dalle sue prime fotografie, risalenti agli anni Venti, fino alle Polaroid degli anni Settanta, la rassegna si sofferma sullo sguardo documentaristico di Walker Evans, destinato a incidere profondamente sulle generazioni successive.
Le opere selezionate per l’appuntamento parigino provengono dalle più importanti istituzioni americane – tra cui il Metropolitan e il MoMA di New York; il J. Paul Getty Museum di Los Angeles e i principali centri d’arte di Chicago e Washington DC; a esse vanno a unirsi ulteriori lavori appartenenti a collezioni private.

Profondamente radicato nel tessuto statunitense, Evans è autore di immagini  iconiche, ancora oggi in grado di evocare con immediatezza il contesto sociale del Paese nordamericano, soprattutto relativo alla prima metà del Novecento. Scomparso nel 1975, il fotografo lega il proprio nome a opere che sintetizzano e racchiudono il clima tormentato e complesso della Grande Depressione, restituita con una forte attenzione per i dettagli e gli effetti sulla quotidianità.
Allo stesso modo, la scena urbana da lui ritratta è divenuta identificativa degli Stati Uniti: le baracche in legno, le modalità di esposizione della merce di un negoziante su una finestra, il design della Ford Model T, le insegne tipografiche della Coca-Cola, gli edifici, i volti. Tale insieme di segni è frutto di una ricerca appassionata, alimentata dalla volontà di conoscere a fondo la cosiddetta “cultura vernacolare americana”.